La condizione che paralizza il 2-3% della popolazione adulta al centro di un webinar formativo condotto dalla dott.ssa Chiara Pecorario
C’è una paura che arriva senza avviso, travolge tutto e lascia dietro di sé uno strascico difficile da spiegare: è l’attacco di panico. Se ne è parlato nel nuovo webinar promosso da Sputa il Rospo – Specialisti in ascolto, con la guida della dott.ssa Chiara Pecorario, psicologa clinica, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale ed esperta in psicodiagnostica.
Il titolo, “La paura all’improvviso: attacchi di panico, sintomi e terapia”, ha centrato il cuore del problema: il panico non è solo una forma intensa di ansia, ma un’esperienza improvvisa, spesso inaspettata, che può trasformare profondamente il modo in cui viviamo.
Cos’è il disturbo di panico?
La dott.ssa Pecorario ha aperto l’incontro chiarendo cosa si intende per disturbo di panico: la presenza di attacchi di panico ricorrenti, improvvisi e imprevedibili, non legati a situazioni specifiche. Un attacco di panico è un episodio acuto che dura in media tra i 5 e i 20 minuti, con un picco di intensità che lascia però un senso di allerta e stanchezza prolungato anche per ore.
Secondo il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), la diagnosi di disturbo di panico richiede la presenza di attacchi ricorrenti e inaspettati, caratterizzati da almeno quattro sintomi su un totale di tredici possibili manifestazioni prevalentemente fisici: tachicardia, senso di soffocamento, sudorazione, vertigini, tremori. Ma ci sono anche aspetti cognitivi intensi, come la paura di morire, di perdere il controllo o di impazzire.
La paura della paura
Dopo un primo episodio, spesso subentra la paura di riviverlo, e così iniziano i comportamenti evitanti e disfunzionali: si evita di uscire, si teme il giudizio altrui, ci si isola anche dai propri cari. Si entra in un circolo vizioso che la dottoressa ha definito “paura della paura”, ovvero la continua anticipazione dell’attacco.
Durante il webinar, la dott.ssa Pecorario ha citato un estratto del film d’animazione Inside Out, per spiegare in modo efficace e immediato come pensieri e attivazioni fisiche si amplificano a vicenda fino a innescare un attacco di panico. La scena mostrava una giovane protagonista travolta dall’ansia da prestazione, tra sudorazione, tachicardia e senso di perdita di controllo: un esempio chiaro e accessibile per comprendere il meccanismo del panico.
Le cause e i fattori di rischio
Secondo i dati illustrati nel webinar, il disturbo di panico ha una prevalenza stimata tra il 2% e il 3% della popolazione e tende a manifestarsi per la prima volta intorno ai 20 anni, colpendo in egual misura adolescenti e adulti. L’intervento precoce può fare la differenza nel prevenire la cronicizzazione.
Secondo la dott.ssa Pecorario, il disturbo di panico non va confuso con un semplice problema mentale isolato: spesso si presenta in comorbidità con disturbi depressivi, ansia generalizzata o eventi traumatici. Può avere basi familiari, ma anche ambientali (come un lutto o la perdita del lavoro), temperamentali (persone più ansiose) e mediche. Anche l’abuso di sostanze può rappresentare un fattore predisponente. Se non viene riconosciuto e trattato, il disturbo di panico può diventare invalidante. Chi ne soffre spesso sviluppa fobie sociali, isolamento, paura cronica per la propria salute e difficoltà a svolgere anche semplici attività quotidiane. Ecco perché – ha sottolineato la relatrice – il riconoscimento precoce è fondamentale.
Cosa fare: terapie e strategie
La buona notizia è che si può uscirne. La dott.ssa Pecorario ha illustrato con chiarezza il percorso terapeutico che utilizza: la psicoterapia cognitivo-comportamentale, supportata da tecniche di rilassamento, gestione del respiro e intervento sui pensieri disfunzionali.
Tra le strategie suggerite:
- Respirazione controllata: tecnica utile per calmare il corpo durante la fase acuta. La dottoressa ha spiegato che respirare lentamente aiuta a gestire l’iperventilazione e a ridurre i sintomi.
- Psicoeducazione: conoscere i meccanismi dell’attacco di panico è già una forma di prevenzione. Capire cosa accade nel corpo e nella mente permette di ridurre la paura anticipatoria e il rischio di cronicizzazione.
- Tecnica del respiro lento: per calmare l’attivazione fisica
- Mindfulness: per accettare e osservare l’esperienza senza giudizio
- Ristrutturazione cognitiva: per spezzare i pensieri catastrofici
Nei casi più gravi, il supporto farmacologico, in collaborazione con uno psichiatra, può essere utile per gestire e contenere la sintomatologia.
A queste tecniche si affianca l’importanza di uno stile di vita sano, che aiuta a ridurre la vulnerabilità emotiva: dormire bene, mangiare in modo equilibrato, fare attività fisica e limitare lo stress quotidiano sono elementi che contribuiscono a una maggiore stabilità mentale.
Quando chiedere aiuto?
- Se gli episodi sono ricorrenti
- Se l’intensità compromette la vita quotidiana
- Se c’è evitamento o isolamento sociale
- Se il disagio emotivo è costante
Il messaggio finale della dott.ssa Pecorario è chiaro: il panico non è un nemico da temere, ma un segnale da ascoltare. Con gli strumenti giusti e il supporto di un professionista, è possibile ritrovare la propria stabilità emotiva e riprendere in mano la propria quotidianità.
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